Lettera a un amico antisionista by Pierluigi Battista

Lettera a un amico antisionista by Pierluigi Battista

autore:Pierluigi Battista [Battista, Pierluigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2011-01-09T23:00:00+00:00


IV

Nascita di una nazione

A furia di enfatizzare l’unicità del destino ebraico, si finisce poi per cancellare la stessa possibilità che gli ebrei, oltre al destino, possano avere una storia. Una storia «normale», intendo dire. Una storia né santa né demoniaca, ma normale. Popolata di eroi e di mascalzoni, come tutte le altre storie. Ricca di episodi edificanti, ma anche di errori deplorevoli, di piccinerie, di meschinità. Come tutte le altre storie.

Meglio non lasciarsi incantare perciò dagli opposti teologismi che sublimano o maledicono la storia ebraica (e quella sionista, di conseguenza) per farne l’incarnazione di un Destino scolpito nelle Sacre Scritture. Diffidare dei luoghi comuni, soprattutto di quelli che si ammantano d’erudizione, sulla sorte del popolo eletto costretto a rovesciarsi nel popolo dannato. Leggere, ma con la dovuta diffidenza, le considerazioni degli autori ebrei menzionati e condivisi da Barbara Spinelli: da Doron Rosenblum che deplora la mentalità di un «popolo perennemente votato alle sciagure» a Ilan Greilsammer che collega gli errori della dirigenza israeliana alla religione di Mosè in cui l’ebreo avrebbe compulsivamente «la vocazione a esaltare il proprio ruolo di vittima». Insomma: uscire dal cerchio magico dei discorsi tonitruanti sul Destino, dai fumi delle acrobazie dialettiche sull’ineluttabilità dello scambio di ruoli vittima-carnefice nella millenaria vicenda ebraica. Desacralizzare la storia del sionismo e di Israele.

Anzi, visto che sei un antisionista dichiarato, smettila di demonizzare – il contrario della sacralizzazione – la storia del sionismo e di Israele. Prova a considerarla, semplicemente, una storia normale. Una storia profana. Una storia nella Storia, e non nel Divino. O addirittura nel Diabolico, come da sempre sostiene chi è ammalato di giudeofobia.

Sarà così possibile capire che la storia del sionismo e dello Stato di Israele, come tutte le storie, non è quel racconto atroce divulgato con raccapriccio da chi ne contesta la stessa legittimità morale. Non è quel malvagio disegno che con infinito cinismo si sarebbe affermato in un derelitto lembo di terra mediorientale, come sostengono i suoi detrattori, con l’unico intento di mietere nuove vittime, infierendo su di esse per decenni e decenni. È una storia complicata, costellata di gesti meravigliosi e di cattive azioni. Ma non una storia dannata.

Nessuno, del resto, ha i titoli per rivendicare una propria storia senza impurità e tragedie, mondata da ogni errore, libera da ogni crimine. Nessuno. Esprimiamo per esempio gratitudine a chi ha consentito che nella Seconda guerra mondiale non prevalesse Hitler. Ma la coscienza del mondo libero deve fare ancora i conti con le vittime innocenti di Hiroshima e Nagasaki. Ammiriamo l’eroica e caparbia determinazione con cui l’Inghilterra di Winston Churchill tenne testa al nazismo. Ma leggiamo con un certo sgomento, in quello straordinario libro di Winfried Georg Sebald che è Storia naturale della distruzione, le disposizioni in cui Churchill teorizzava i bombardamenti sui civili tedeschi per demolire il morale del nemico, raderne al suolo le città (non le infrastrutture, ma le città con tutti i suoi abitanti), massimizzare il numero delle vittime come finale arma dissuasiva per sbaragliare e annichilire la resistenza non solo di un esercito, ma di un popolo.



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